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domenica 22 luglio 2012

SPAGNA: la dittatura sta mostrando il suo volto

Spagna: gli indignatos sporgono querela contro Bankia

Alla fine ce l'hanno fatta e prima di quanto fosse previsto. Il [movimento] 15M ha presentato una denuncia prima che il Tribunale Supremo di Madrid potesse difendersi dall'accusa di falsità e frode commerciale da parte dei dirigenti di Bankia, tra cui l'ex Presidente Rodrigo Rato, che è stato anche Ministro dell'Economia spagnola e Direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
La denuncia, presentata da 13 azionisti minori che hanno perso i propri risparmi, chiede l'arresto, l'esclusione e il patrimonio dei membri del consiglio di amministrazione della banca a partire da quando ha cominciato ad essere valutata in borsa nel luglio 2011.
Anche se la denuncia è stata presentata come una mossa specifica per “evitare una perdita milionaria”, rappresenta tra l'altro un'”azione popolare contro le banche, in quanto migliaia di persone vi stanno prendendo parte”, ha dichiarato un membro del team giudiziario. E non c'è dubbio: è un'azione collettiva, come ha dichiarato in una conferenza stampa il 15MpaRato [15M per sempre o 15M contro Rato]. A Madrid vari gruppi del 15M che sostengono e promuovono la denuncia erano presenti, come los Iaioflautas [es, come tutti gli altri link], la Piattaforma per la Revisione dei Debiti cittadini, il Piano di Sicurezza Cittadino e X.net.
“”Ho avuto fiducia nei miei risparmi in Bankia e ora mi sento tradita. Non riesco a trovare una parola del vocabolario per descrivere il mio sfinimento”, ha dichiarato una degli interessati, una donna di 62 anni, in una conferenza stampa che è stata seguita in diretta da Bambuser da circa 2500 persone.
La presentazione della denuncia è stata supportata, seguita e commentata su Twitter sotto l'hashtag #Ratoencerrado [ratt-oo intrappolato] un gioco di parole tra il nome dell'ex Presidente di Bankia e l'espressione “c'è un gatto intrappolato” (c'è qualcosa nascosto) che si riferisce alla speranza di avere Rato dietro le sbarre insieme alla quantità di conti e operazioni sospetti.
L'hashtag è stato lanciato alle 10 am e nel giro di pochi minuti è diventato un argomento di tendenza in Spagna e nel mondo.


Spagna: leggi speciali contro i manifestanti, benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale!
Dopo giorni di dure proteste da parte del popolo iberico ecco che il parlamento fantoccio spagnolo ha subito proposto una legge di emergenza contro il diritto di manifestare.
(ANSA) – MADRID, 19 LUG – Giro di vite in Spagna in nome della sicurezza: Il Congresso dei Deputati ha approvato oggi una mozione per introdurre nel Codice penale il reato specifico di ‘violenza urbana‘ e perregolare il diritto alla riunione.
L’obiettivo, secondo Convergencia i Unió (CiU), partito che ha presentato la proposta trovando l’appoggio del partito di governo (Pp), e’ ”ottenere una miglior regolazione delle misure e dei servizi di sicurezza durante le manifestazioni e le concentrazioni dei cittadini”.
Ecco il vero volto della democrazia tecnocratica, reprimere il dissenso con i manganelli e leggi speciali restrittive, servili ad eseguire gli ordini impartiti da parte delle elite.Mi domando quale sara ‘ il prossimo passol’instaurazione della legge marziale?
Signori siamo arrivati agli sgoccioli IL NUOVO ORDINE MONDIALE E’ ALLE PORTE!!!




Tratto da: Spagna: leggi speciali contro i manifestanti, benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale! | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/07/21/spagna-leggi-speciali-contro-i-manifestanti-benvenuti-nel-nuovo-ordine-mondiale/#ixzz21Nn5h1F4
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!


Spagna. Rajoy vuole il carcere per chi organizza proteste, anche su Internet

Negli ultimi giorni, sui Twitter spagnoli, uno dei più seguiti hashtag (parole precedute dal simbolo # che servono per segnalare e ricercare particolari tematiche su social network come Google+, identi.ca o Twitter appunto) è #HolaDictadura. Il motivo è che il governo di Mariano Rajoy ha annunciato l’intenzione di imporre un controllo sui social network e convertire in reato penale ogni incitazione o organizzazione di protesta attraverso questi mezzi.
Se l’iniziativa dovesse andare in porto, l’esecutivo di destra del Partito Popolare (PP) potrà perseguire i movimenti sociali e mettere in atto una sorta di detenzione preventiva dei manifestanti. Cosa che a ben vedere già accade, almeno in parte, visto che alcuni giovani sono stati arrestati a Barcellona durante l’ultimo sciopero generale, e attualmente restano in prigione con la motivazione che “podrìan reincidir”, potrebbero essere recidivi, dunque protestare di nuovo.
Proprio gli incidenti del 29 marzo a Barcellona sembrano aver fornito al governo il pretesto necessario per introdurre le nuove norme repressive. È a partire da allora infatti che l’esecutivo, assieme alla Giunta regionale della Catalogna, decise di promuovere riforme legislative per indurire la criminalizzazione di atti che qualificano come “guerriglia urbana” mossi da “gruppi anti-sistema radicali”.
Nello spiegare ai giornalisti gli intenti dell’iniziativa, il ministro degli Interni spagnolo, Jorge Fernandez Diaz, ha descritto in anteprima alcune novità introdotte dalla riforma. Chiunque sia sorpreso a svolgere azioni che mirano ad “alterare gravemente l’ordine pubblico” potrà essere accusato di “coinvolgimento in organizzazione criminale”.
Saranno parimenti considerate dei crimini le azioni che “si decidono attraverso qualsiasi mezzo, Internet o i social network, tese ad agire in modo coordinato per alterare l’ordine pubblico e provocare disordine con tecniche di guerriglia urbana”. “La sanzione minima per queste persone – ha continuato il ministro – sarà di due anni, di modo che i pubblici ministeri possono chiedere la detenzione preventiva e i giudici, nel caso, accordarla”.
E non finisce qui. La riforma dell’esecutivo va ben oltre, e prevede anche l’introduzione del reato di disordine pubblico per chi faccia ingresso in edifici pubblici senza autorizzazione, “come nel caso delle occupazioni di agenzie e università, o per chi vi impedisca l’accesso, o infine chi produca danni, interruzioni o disturbi al regolare svolgimento di qualsiasi servizio pubblico”. Tutte azioni comuni durante gli scioperi, quando si fa ‘picchettaggio informativo’ all’ingresso delle istituzioni o si bloccato gli accessi alle stazioni ferroviarie o alla metropolitana.
Un’altra iniziativa promossa dal governo è quella di includere fra i reati di violazione dell’autorità la resistenza attiva o passiva alle forze dell’ordine; un reato che se fosse stato in vigore durante la nascita del movimento degli indignados avrebbe permesso lo sgombero immediato di tutte le piazze di Spagna.
Ora, se analizziamo il provvedimento che il governo spagnolo si è detto intenzionato a prendere, ci accorgiamo che ci sono due aspetti della questione altrettanto preoccupanti. Il primo, più immediato, è relativo alle restrizioni del diritto di protestare, alla volontà di impedire ai cittadini di manifestare il proprio dissenso in forma organizzata
Ma è forse il secondo aspetto che deve far preoccupare di più gli spagnoli. Misure del genere, infatti, possono anche essere lette come una protezione preventiva da parte del governo in vista di prossime riforme difficili da sostenere per la popolazione. Chi si appresta dall’alto a calare la scure deve prima accertarsi che chi sta ‘sotto’ non abbia modo di difendersi, magari ribaltare la situazione. In quest’ottica le norme repressive che l’esecutivo dichiara di voler adottare potrebbero essere solo un mezzo per facilitare l’introduzione di misure ben più dure.
http://www.ilcambiamento.it/crisi/spagna_rajoy_proteste_internet.html




Tratto da: Spagna. Rajoy vuole il carcere per chi organizza proteste, anche su Internet | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/04/27/spagna-rajoy-vuole-il-carcere-per-chi-organizza-proteste-anche-su-internet/#ixzz21Nnmuhs4
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La Spagna si agita e la polizia comincia a sparare

di Chiara Sirianni -

Le tensioni sociali stanno salendo, e così la repressione. Il governo di Mariano Rajoy ha deciso di varare norme molto dure contro le proteste, che proibirebbero anche la resistenza passiva al pubblico ufficiale. Un modo, cioè, di porre fine ai movimenti degli Indignados dell’anno passato. Inoltre è aumentata la violenza delle reazioni della polizia che impiega regolarmente proiettili di gomma sparandoli sulla folla.I proiettili di gomma adoperati dalla polizia spagnola
I proiettili di gomma adoperati dalla polizia spagnola


Agli occhi del turista Barcellona è una città allegra: quella della movida, della paella, della Rambla, e della sua (non più) imbattibile squadra di calcio. E chissà cosa deve aver pensato quel ragazzo italiano di 36 anni, che durante lo sciopero generale convocato dai sindacati spagnoli il 29 marzo è stato ferito da un proiettile di gomma. Ai giornalisti ha raccontato di essersi inginocchiato, di essersi portato una mano all’occhio e di aver visto sangue ovunque. Portato d’urgenza all’ospedale Sant Pau, dopo un intervento chirurgico di quattro ore i medici si sono arresi all’evidenza: cornea, cristallino e retina erano troppo danneggiati, e la vista non sarà più recuperata.
Incensurato, odontotecnico specializzato in protesi dentarie, si era avvicinato assieme alla sua ragazza e a un amico ad ascoltare un comizio in Plaça Catalunya. I proiettili di gonna sono molto usati dalla polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra. Composti di caucciù e pesano 85 grammi circa, servono a disperdere la folla, con norme di utilizzo ben precise: vanno sparati verso terra, e da una distanza minima di 50 metri.
Dai filmati della manifestazione è però emerso che alcuni colpi sono stati esplosi direttamente contro i manifestanti. Non si tratta di un fenomeno isolato: si tratta degli stessi proiettili che a Bilbao, il 9 aprile, hanno causato la morte di Iñigo Cabacas Liceranzu, 28 anni, durante i disordini seguiti a una partita di calcio. Esiste anche un’associazione, Stop Bales de Goma (formata dalle vittime) che ne chiede l’abolizione, data la messa a rischio della salute dei manifestanti e dei passanti, colpevoli solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sembra che a Barcellona il 29 marzo anche un bambino sia stato colpito, fortunatamente in modo lieve, sulla coscia.
Mariano Rajoy non è certo un fascista: suo nonno Enrique, favorevole all’autonomia della Galizia dal Regno di Spagna, fu perseguitato durante la dittatura. Ma la tensione sociale, con cinque milioni di disoccupati e una rivolta di giovani indignados di difficile gestione, fa paura. Già a dicembre 2011 aveva destato stupore la sua decisione di far passare i servizi segreti (Cni, Centro Nacional de Inteligencia) dal ministro della Difesa al controllo della vice-premier Soraya de Santamaria, numero due dell’esecutivo, già braccio destro di Rajoy quando sedeva ai banchi dell’opposizione.
A febbraio si è svolta una manifestazione convocata dagli alunni di una scuola pubblica di Valencia, e in seguito a gravi disordini (alcuni ragazzini sono stati arrestati, altri feriti) il capo della polizia, Antonio Moreno, si è riferito a loro chiamandoli «nemici», in gergo militare. Quando ci si trova a varare riforme impopolari, la piazza fa paura.
Gli ultimi arresti preventivi hanno riguardato tre esponenti sindacali. C’è persino un sito con le foto di decine di persone, messo online dalla polizia catalana per chiedere ai cittadini di aiutarli a identificare i «responsabili della violenza urbana». Ovunque appaiono manifesti allusivi, che ricordano che le elezioni spagnole si sono svolte il 20 novembre, proprio nell’anniversario della morte di Francisco Franco. E l’esecutivo reagisce mandando segnali chiari ai movimenti che da mesi esprimono dissenso. Per bocca del ministro degli Interni, Jorge Fernandez Diaz, che ha annunciato la presentazione. entro il mese di giugno di un progetto di legge di modifica al codice penale. L’obiettivo? Evitare che si ripetano atti vandalici (cestini, cassonetti e macchine bruciate) come quelli di Barcellona. La riforma è destinata a indurire gli articoli che regolano i reati di ordine pubblico: chiunque sia sorpreso a svolgere azioni (cortei, sit-in) mirati a «alterare gravemente l’ordine pubblico» potrà essere accusato di «coinvolgimento in organizzazione criminale».
Social network compresi: dato che «le azioni di guerriglia urbana» si decidono spesso su Internet. La sanzione minima, ha spiegato il ministro (soprannominato “manganello” dagli indignados) sarà di due anni, «in modo che i pubblici ministeri possano chiedere la detenzione preventiva, e i giudici, nel caso, accordarla». Vengono considerate azioni di disordine pubblico anche gli ingressi in edificio pubblici («come nel caso di agenzie e università») e qualsiasi atto che produca danni, interruzioni o danni al regolare svolgimento «di qualsiasi servizio pubblico». Anche la resistenza alle forze dell’ordine, ed è il punto più controverso, dato che la resistenza passiva è proprio lo strumento che ha permesso al movimento degli Indignados di nascere (e anche per questo motivo il 12 e 15 maggio ci saranno manifestazioni in tutto il paese, a un anno dalle acampadas della Puerta del Sol a Madrid e a Barcellona).
Per ora si tratta solo di intenzioni, forse dettate dal nervosismo di un governo che vede crescere le proteste e calare i consensi. In ogni caso, si è ottenuto l’effetto contrario: un semplice annuncio è bastato a scatenare reazioni durissime. Sia da parte delle opposizioni di sinistra sia dagli esponenti dei movimenti, che hanno parlato senza mezzi termini di ritorno al franchismo. La Acampada Barcelona (gli indignados di Plaça Catalunya) in un volantino parla chiaramente di repressione «di tipo dittatoriale», e stigmatizza «chi invita alla delazione e la denuncia tra vicini, in puro stile fascista». I giuristi più progressisti sostengono che la riforma miri a criminalizzare un movimento, il15-M, che si dimostrato piuttosto pacifico. C’è anche chi evoca il Tribunale dell’Ordine Pubblico, di infausta memoria: «C’è solo un passo tra questa riforma ed il ripristino di quei tribunali di epoca franchista».
Secondo il ministro dell’Interno invece si tratta di un mero calcolo costi-benefici, e non è questo il momento «per fare del buonismo giuridico». Nel frattempo, su Twitter esplode l’indignazione per le misure annunciate, con l’hastag #holadictadura. Con punte di amarissimo sarcasmo: «Gandhi era un pericoloso sovversivo? Se fare una catena umana sarà considerato un attentato all’autorità, posso fare due passi con la mia ragazza sotto braccio o mi arrestate?»
Fonte: http://www.linkiesta.it/polizia-spagnola#ixzz1uNlQU4TL




Tratto da: La Spagna si agita e la polizia comincia a sparare | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/05/10/la-spagna-si-agita-e-la-polizia-comincia-a-sparare/#ixzz21NoJQzYR
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!


A Madrid leggi speciali contro l’insorgenza sociale: “li tratteremo come terroristi”


di Marco Santopadre -

Spaventato dalla determinazione di alcuni settori scesi in piazza il 29 marzo durante lo sciopero generale, il governo Rajoy promette di riformare il Codice Penale, equiparando i reati di resistenza e disobbedienza alle autorità a reati di terrorismo. Agli arresti durante lo sciopero si aggiungono quelli detenuti durante le manifestazioni contro la repressione.
Finora ad essere trattati con una legislazione emergenziale a parte erano stati quasi soltanto i militanti dei tanti movimenti politici, sociali e giovanili della sinistra basca colpiti da decenni da centinaia di arresti. Anni di galera per un manifesto appeso su un muro, per un blocco stradale, per uno slogan gridato durante la contestazione di qualche rappresentante istituzionale. Il paradosso era che se un gruppo di giovinastri ubriachi brucia un cassonetto dell’immondizia a Valladolid si dovrebbero sorbire la reprimenda da parte di qualche poliziotto e al massimo una multa, lo stesso gesto a Gasteiz o a Hernani costa una condanna per ‘guerriglia urbano’ e vari anni di galera ai protagonisti colpevoli di ‘kale borroka’. In pochi avevano avvertito che le leggi speciali applicate normalmente contro i baschi, e qualche volta contro alcuni movimenti radicali catalani e galiziani, non erano altro che la sperimentazione di un restringimento degli spazi democratici che prima o poi sarebbe stato applicato a tutti. La maggior parte in questi anni ha fatto spallucce, e non ha preso l’avvertimento sul serio, neanche tra i militanti di numerosi movimenti sociali e sindacali indipendenti e alternativi attivi nella cosiddetta ‘Spagna profonda’.
Ma ora i due pesi e le due misure applicati finora sulla base della nazionalità dell’accusato potrebbe saltare, applicando a tutti le leggi speciali naturalmente. La mobilitazione di natura semi-insurrezionale che ha scosso tutto il territorio dello Stato Spagnolo lo scorso 29 marzo, in occasione del partecipato e combattivo sciopero generale contro la finanziaria e la reforma laboral del governo di destra, potrebbe convincere i ‘poteri di fatto’ che governano a Madrid a fare il grande salto.
Pochi giorni fa il ministro degli Interni Jorge Fernández Díaz ha annunciato che il Codice Penale verrà presto adattato alla nuova situazione. In particolare coloro che verranno considerati colpevoli di atti di vandalismo saranno puniti con lo stesso metro di misura finora applicato ai militanti baschi accusati di “kale borroka”, cioè guerriglia urbana. Il che vuol dire 8-10 anni di carcere, e carcere duro, per chiunque all’interno di una manifestazione metta in pratica comportamenti finora più o meno tollerati o perseguiti con leggerezza. In particolare il PP vuole rendere più gravi reati come disobbedienza e resistenza a pubblico ufficiale. Ciò che ha fatto saltare sulla sedie i legislatori sono state in particolare le mobilitazioni in Catalogna e a Valencia, di lavoratori, giovani e addirittura studenti che non hanno rinunciato in varie occasioni a manifestare e a resistere con fronteggia menti, blocchi stradali e barricate improvvisate a una repressione della polizia che si è fatta sempre più selvaggia. Fernández Díaz ha detto che la Spagna non deve fare altro che elevare i suoi standard legislativi a paesi come la Francia o la Gran Bretagna. Come a cautelarsi da eventuali accuse di autoritarismo e giro di vite repressivo. Fernández Díaz ha in particolare avvisato che non permetterà che Barcellona si ‘trasformi nella capitale degli antisistema di tutta Europa” (!).
Intanto nel capoluogo catalano i fermi trasformati in arresti dal giorno dello sciopero generale sono diventati ormai otto mentre gli altri 27 sono stati denunciati a piede libero, comunque con pesanti accuse.
E come se non bastassero i manifestanti pestati e arrestati durante i picchetti o i cortei realizzati nel centro di Barcellona il 29 marzo, lunedì altri tre sono stati arrestati dai Mossos d’Esquadra durante una manifestazione convocata proprio per denunciare la tremenda repressione che ha preso di mira la mobilitazione dei lavoratori e dei movimenti di sinistra in Catalogna. Quando lunedì pomeriggio un corteo ha circondato il carcere di Modelo per chiedere la scarcerazione degli arrestati ed esprimere loro solidarietà e vicinanza, gli agenti della Polizia autonoma catalana hanno arrestato tre manifestanti, tra i quali addirittura uno in sedia a rotelle. José Miguel Esteban Lupiañez è stato sbalzato via dalla sua sedia a rotelle – che è rimasta abbandonata sul marciapiede – e trascinato via. Il viceispettore Jordi Arasa, che ha eseguito l’arresto, è noto per la sua tracotanza e spavalderia, ed è già stato denunciato per abuso di potere e violenza gratuita da 57 manifestanti feriti durante una carica dei Mossos contro una manifestazione il 27 maggio del 2011. Denuncia archiviata senza luogo a procedere, naturalmente. Intanto un manifestante continua ad essere ricoverato in un ospedale di Barcellona con due costole rotte e un polmone perforato, a causa dell’impatto sul suo petto di alcune pallottole di gomma sparate dai Mossos nel pomeriggio del 29 marzo nel centro della città a distanza ravvicinata.
Altro epicentro della selvaggia repressione del 29 marzo contro i lavoratori in sciopero e poi durante le giornate successive è stato il Paese basco, in particolare le città di Pamplona e Gasteiz. In quest’ultimo capoluogo è ancora ricoverato in condizioni gravi il giovane Xuban Nafarrete, colpito prima dagli agenti dell’Ertzaintza con i manganelli e poi raggiunto da una pallottola di gomma alla testa sparata da soli 4 metri. Sabato scorso, durante una grande manifestazione che nel centro della città era stata convocata dai sindacati, dai movimenti giovanili e dalla sinistra indipendentista per denunciare la repressione e la chiusura di ogni spazio di agibilità democratica, la PoliziaAutonomanon ha fatto altro che provocare e aggredire i manifestanti, operando altri arresti. Il sindacato indipendentista Lab ha denunciato che due suoi dirigenti nazionali, Berta Garcia e Oskar Cayon, sono stati arrestati invece a Pamplona durante lo sciopero generale solo perché accusati di aver lanciato della vernice contro la sede della Confindustria Navarra.
Chi pensava che con la fine della lotta armata dell’ETA la situazione nello Stato Spagnolo si sarebbe tranquillizzata non aveva fatto bene i suoi calcoli. C’è sempre un nemico da combattere e annichilire, a maggior ragione in tempi di crisi del capitalismo.
Fonte: http://www.contropiano.org/it/esteri/item/7976-a-madrid-leggi-speciali-contro-l%E2%80%99insorgenza-sociale-%E2%80%9Cli-tratteremo-come-terroristi%E2%80%9D




Sciopero generale: pioggia di arresti a Barcellona. Madrid: incatenarsi sarà reato


- Di Marco Santopadre -Contropiano -
Sei le persone arrestate in Catalogna per aver partecipato allo sciopero generale del 29 marzo scorso. Intanto il Partito Popolare al governo propone il reato di ‘resistenza passiva’, per punire con il carcere proteste simboliche come incatenarsi.
Una impressionante ondata repressiva si sta abbattendo sui due territori dello Stato Spagnolo che più massicciamente hanno risposto all’appello dei sindacati e delle organizzazioni politiche della sinistra a scioperare durante la mobilitazione generale dello scorso 29 marzo. Contemporaneamente alla retata che ha portato giovedì all’arresto di 14 persone nel territorio basco della Navarra, un’altra maxioperazione di Polizia veniva realizzata in Catalogna, anche in questo caso contro attivisti e giovani accusati di aver compiuto dei reati durante le manifestazioni e gli scontri che hanno caratterizzato lo sciopero generale.
A Barcellona e a Tarragona i Mossos d’Esquadra hanno arrestato sei persone, accusate di far parte di un gruppo che avrebbe incendiato una sede della multinazionale statunitense Starbucks e di aver saccheggiato il grande magazzino Corte Inglés, entrambi nella centralissima Ronda de Sant Pere di Barcellona. Quattro arresti erano già stati effettuati martedì a Camp del Turia, mentre durante le manifestazioni, i picchetti e gli scontri del 29 marzo erano stati alcune decine – circa 80 – i sindacalisti e i militanti di organizzazioni politiche e sociali fermati e arrestati.
In carcere da quel giorno ci sono ancora due studenti dell’Università di Barcellona e militanti dell’Associazione degli Studenti Progressisti, mentre un manifestante è stato arrestato per aver partecipato ad un blocco stradale. Duemila persone avevano già manifestato contro la repressione e per la liberazione degli arrestati lo scorso 14 aprile.
Immediatamente in diversi quartieri di Barcellona si sono svolte manifestazioni di solidarietà con gli arrestati, tra le quali un presidio davanti al tribunale. Per domani alle 18 un corteo cittadino è stato convocato da Placa de Catalunya. Altre iniziative sono convocate a Tarragona e Girona.
Scrivono in un comunicato i promotori della mobilitazione: “Denunciamo la repressione scatenata a Barcellona e lo smisurato dispositivo giudiziario, che in accordo al previsto indurimento del codice penale ha cominciato ad applicare la legislazione antiterrorista anche a presunti reati di semplice vandalismo, con l’isolamento e la prigione preventiva imposti a persone improvvisamente private del diritto alla difesa che violano la presunzione d’innocenza, oltre che una cauzione di 3000€ imposta ad alcune compagne fermate”.
Secondo le organizzazioni sociali e sindacali che hanno convocato la manifestazione di solidarietà l’ondata di arresti mirerebbe a frenare la mobilitazione già prevista per il prossimo 3 di maggio, quando i rappresentanti della Banca Centrale Europea si riuniranno proprio a Barcellona.
Prosegue così a tappe forzate il progetto del Partido Popular al governo a Madrid, spalleggiato dai partiti che rappresentano gli interessi della borghesia catalana e basca, di inasprire le norme a disposizione contro le proteste sociali e sindacali sempre più diffuse.
Di ieri la notizia che secondo il progetto di riforma del Codice Penale presentato dal governo Rajoy sarà considerato reato anche incatenarsi in qualche luogo pubblico e forme di protesta simili che mirano semplicemente ad attirare l’attenzione dei media e a rallentare le operazioni di sgombero da parte delle forze di Polizia, e che in nessun caso rappresentano una minaccia per chiunque. Il provvedimento rientra nell’intenzione da parte del governo di aprire un fronte legislativo contro la cosiddetta resistenza passiva.
Incatenarsi sarà considerato ‘attentato all’autorità’ al pari di un’aggressione ad un agente di Polizia, anche se – ha chiarito il segretario di Stato per la Sicurezza Ignacio Ulloa – la pena sarà minore. Previste pene detentive anche nei casi di manifestazioni non autorizzate, permanenza in una piazza o in una strada nonostante l’ordine di disperdersi da parte delle forze dell’ordine ecc. “Non è pensabile che poche persone decidano di impossessarsi di una strada pregiudicando i diritti del resto dei cittadini” è il commento di Ulloa che poi ha aggiunto: “Non stiamo parlando semplicemente di comportamenti renitenti all’esercizio dell’autorità, ma di comportamenti recalcitranti, che cercano di minare lo stesso principio di autorità a beneficio delle proprie convinzioni”.


Tratto da: Sciopero generale: pioggia di arresti a Barcellona. Madrid: incatenarsi sarà reato | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/04/22/sciopero-generale-pioggia-di-arresti-a-barcellona-madrid-incatenarsi-sara-reato/#ixzz21NpexMFM
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